In matematica, la parola “inclusione” indica la relazione tra due insiemi, quando ogni elemento di un insieme fa parte dell’altro.
Per fare sì che questo possa accadere, l’insieme più ampio deve prevedere di poter accogliere anche le caratteristiche dell’insieme più piccolo.
Possiamo quindi parlare di inclusione quando le condizioni generali permettano a tutti di fare le stesse cose.
Riportando questo concetto alla realtà di tutti i giorni, vi verrà facile pensare che non sempre tutto sia adattabile alle esigenze di ognuno di voi, come ad esempio a casa vostra, dove quello scaffale è troppo in alto, o quando andate al ristorante e il tavolo è talmente basso che non permette di incrociare le gambe, o ancora quando l’aria condizionata del treno è troppo fredda per voi mentre tutti gli altri passeggeri sono in maglietta… Per fortuna, uno sgabello può aiutare ad arrivare più in alto, in quel ristorante non siete obbligati ad andare e in treno, se siete stati previdenti, potete indossare un maglione o una sciarpa.
Non sempre però le soluzioni per adattarsi a contesti che non prendono in considerazione le nostre esigenze, sono così semplici da trovare. A volta capita che alcune esigenze personali siano così complesse e sconosciute, che neanche chi le vive riesce ad esplicitarle o trovare le soluzioni, allora semplicemente quando si trova davanti ad uno scaffale a cui non può accedere, chiederà aiuto, una, due, tre volte, ma alla fine lo lascerà vuoto, sperando di non doverlo usare mai.
Per chi è affetto da disabilità, ancora oggi sono fin troppi gli ambiti della vita in cui ci si sente esclusi. La priorità riguarda ancora i servizi sociosanitari di base, la scuola, i mezzi pubblici… figurati poter indossare abiti all’ultima moda e partecipare a competizioni sportive!